Denunciare molestie sul lavoro

Denunciare molestie sul lavoro

Denunciare molestie sul lavoro è di fondamentale importanza, per tutelarsi, per far sì che non accada di nuovo e per sensibilizzare le altre persone.

Questo è in linea di principio ciò che va fatto, ma ancora oggi molte donne preferiscono evitare di denunciare, talvolta optando per cambiare lavoro, per paura di eventuali rischi e ripercussioni.

Se vuoi sapere come denunciare le molestie sul lavoro tutelandoti, prosegui nella lettura di questo articolo.

Iniziamo innanzi tutto a definire le molestie utilizzando il codice penale italiano che, all’articolo 660, recita così “chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a € 516”.

Come vedi non si parla esplicitamente del mondo del lavoro, ma è una norma generica valida ovunque e per chiunque.

Il Codice di Condotta della Comunità Europea definisce molestia: “Ogni comportamento indesiderato a connotazione sessuale o qualsiasi altro tipo di comportamento basato sul sesso che offenda la dignità degli uomini e delle donne nel mondo del lavoro, ivi inclusi atteggiamenti male accetti di tipo fisico, verbale o non verbale.”

Queste definizioni sono utili perché tu possa avere piena consapevolezza del contesto in cui ti trovi quando parli di molestie.

Denunciare molestie sul lavoro è di fondamentale importanza, secondo l’Istat una donna su due riceve molestie e ben l’81% di queste non denuncia.

Ma ecco come denunciare molestie sul lavoro e cosa si può rischiare.

  • Il primo passo è capire che sei in un contesto di molestia. Per questo sono importanti le definizioni, perché soprattutto in Italia si tende spesso a minimizzare un comportamento, soprattutto se intrattenuto da uomini a discapito di donne. 
  • Appurato che stai subendo molestie sul lavoro, se queste provengono da un collega, potresti parlare con il tuo capo o un tuo superiore. Questo passo fa davvero paura, perché potresti sollevare un polverone in azienda e perché hai l’incognita di come potrebbe essere gestita. 

Non preoccuparti, pensa che nel peggiore dei casi andrai avanti per vie legali, ma se tutto va bene, il capo riuscirà a gestire la cosa arginando i comportamenti del tuo molestatore al fine di riportare l’armonia nel posto di lavoro.

  • Il consiglio di parlare prima con il capo o un tuo superiore non significa che sia una strada obbligata. Potresti infatti voler ricorrere subito ad una denuncia presso i carabinieri e sei liberissima di farlo, soprattutto nei casi in cui i vertici aziendali non riescono a tutelarti, o per incapacità o perché la molestia proviene proprio dal capo.
  • In questo delicato processo può essere importante avvalersi del supporto legale di un avvocato che sicuramente consiglierà innanzi tutto di dotarti di testimonianze e altri elementi di prova che possono supportare la tua denuncia.

Il rischio di denunciare e perdere il posto di lavoro c’è, ma le testimonianze dimostrano che la maggior parte delle donne che per paura decide di non denunciare, alla fine perde comunque l’impiego perché la situazione diventa insostenibile.

Denunciando invece sei tutelata, in caso di licenziamento o non rinnovo di un contratto, la giustizia farà il suo corso e potresti essere reintegrata oppure risarcita economicamente.

1 commento su “Denunciare molestie sul lavoro”

  1. Vengono comprese le molestie sessuali con contatto fisico – colleghi, superiori o altre persone che sul posto di lavoro hanno tentato di toccarle, accarezzarle, baciarle contro la loro volonta – fino al tentativo di utilizzare il corpo della donna come merce di scambio, con la richiesta di prestazioni o rapporti sessuali o di una disponibilita sessuale in cambio della concessione di un posto di lavoro o di un avanzamento. Sono un milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Rappresentano l’8,9% per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione.

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