Il lavoro femminile in Italia oggi

Percentuale di donne che lavorano in Italia

Conoscere la percentuale di donne che lavorano in Italia è importante per comprendere quanto il nostro Paese, progredisca in modo molto più lento rispetto agli altri dell’Unione Europea. Molti e forse troppi meriti all’uomo, piuttosto che alle donne, generano un problema discriminatorio.

Un problema che si percuote ogni anno, dove purtroppo non si assistono miglioramenti.

I problemi sempre più frequenti (soprattutto per le donne), riguardano le attività in nero, la retribuzione inferiore alla norma, poca sicurezza e tutela sull’impiego e non di meno, la disoccupazione in forte aumento.

Percentuale di donne che lavorano in Italia: occupazione in crisi

La percentuale di donne che lavorano in Italia si riduce a causa delle molteplici molestie sul lavoro e una discriminazione femminile sempre più frequente. Secondo delle statistiche Istat, su 101 mila disoccupati, 99mila comprende le donne. Una situazione drammatica che fa tornare indietro di decenni, facendo pesare la disparità di genere nel lavoro.

Tra le donne lavoratrici, si presenta una preoccupazione ulteriore: l’assenza di premi e meriti, che invece vede in aumento sugli uomini. Un caso? Secondo gran parte delle lavoratrici non lo è, tanto che vorrebbero l’intervento del Ministero Welfare che non c’è.

Per combattere e vincere questa battaglia, la soluzione potrebbe essere quella di promuovere l’occupazione femminile ed incentivare le donne con attività maggiormente imprenditoriali.

Se il problema fosse legato agli impegni della famiglia, della casa e dei bambini, tale ostacolo andrebbe ovviato con il lavoro parttime. Un ottimo modo per poter dedicarsi alla propria carriera lavorativa, senza abbondonare il nucleo familiare.

Donne che lavorano in Italia: cosa fanno?

Le donne che lavorano in Italia cercano di trovare una loro realizzazione, come giusto che sia. Per fortuna, il rapido sviluppo dei lavori digitali ha facilitato l’apprendimento online e lo svolgimento di molti lavori, ottenendo quindi lo smart working.

Il desiderio di connettersi con i propri cari a distanza e la necessità di comunicare con loro di persona, hanno richiesto una migliore padronanza delle tecnologie digitali. Di conseguenza, è aumentata la richiesta di professionisti del digitale. Per questo motivo, il marketing digitale, i servizi creativi e l’assistenza ai clienti sono diventati sempre più popolari.

La forza lavoro delle donne in certi settori

Il dato preoccupante però, non si regista soltanto in Italia, bensì in quasi tutta Europa, dove in determinati settori, soprattutto quelli legati alla commercializzazione dell’abbigliamento, al turismo, al lavoro domestico e alle attività assistenziali, i cali di fatturato rappresenterebbero numeri importanti.

Dunque un impatto economico critico al quale bisogna pensare tempestivamente, prima che i numeri negativi di certi settori possano portare un crollo globale e difficilmente recuperabile.

Alla base del problema ci sarebbero due questioni: la barriera culturale e quella gestionale. Per il primo caso, vi è ancora quella concezione errata in cui si pensa che il lavoro ha più valore per l’uomo piuttosto che per la donna.

Quanto alla gestione, l’ostacolo non è soltanto politico, ma soprattutto strutturale. Manca un piano strategico che definisca e incentivi l’inserimento delle donne sul lavoro.

Inoltre, le attività part-time andrebbero promosse e concesse con più flessibilità, perché consentirebbero di combaciare gli impegni familiari con quelli lavorativi.

Quante donne con figli lavorano in Italia?

Secondo le statistiche sull’occupazione dell’UE per il 2020, la percentuale di donne che lavorano in Italia ammonta al 73,2% delle persone di età compresa tra i 20 e i 49 anni, mentre l’83,9% degli uomini nella stessa fascia d’età è occupato.

Le donne europee che lavorano sono il 76,2% di quelle senza figli, mentre gli uomini sono il 79,1%. Tuttavia, la disparità aumenta quando le donne lavoratrici con figli sono il 71,2% degli occupati, mentre il tasso di occupazione degli uomini sale all’89,1%.

Sebbene il divario si riduca da meno di 3 a quasi 18 punti come risultato del minor numero di donne che lavorano, si verifica l’opposto quando sono gli uomini a lavorare. Gli uomini lavorano per l’83,5% del tempo e solo il 55,2% delle donne lavora mentre ha figli.